FED batte BCE 10-8.
Così potremmo sintetizzare l’escalation dei rialzi da 16 mesi ad oggi. 10 sono stati i rialzi consecutivi della FED americana: un ciclo iniziato ad aprile 22, che ha portato i tassi da 0 al 5/5.25% attuale, ciclo interrotto l’altro ieri, quando Powell ha lasciato invariate le cose. 8, invece, almeno per il momento, quelli della BCE, partita 3 mesi dopo (luglio 22): ieri la Presidente Lagarde ha annunciato un nuovo rialzo dello 0,25%, che ha portato al 4% il tasso di rifinanziamento principale, quello cioè che le banche pagano per chiedere liquidità alla Banca Centrale) e al 3,5% quello sui depositi, quello cioè che ricevono dalla BCE quando “parcheggiano” la loro liquidità.
Una “gara” a distanza che non è ancora finita. Dalle parole della Presidente Lagarde emerge, infatti, che l’intenzione della BCE è di continuare la strada intrapresa sino a quando non si vedranno segnali “corposi” che la battaglia sui prezzi è vinta: la convinzione è che nella prossima riunione di luglio si prosegua con un nuovo ritocco (sempre dello 0,25%), senza escludere che ce ne possa essere successivamente un altro. Se così fosse, quindi, anche la BCE arriverebbe a 10 rialzi di fila.
L’inflazione “core” (quella al netto della componente energetica ed alimentare) è prevista, nell’area €, al 5,1% quest’anno, per poi scendere al 3% l’anno prossimo ed “atterrare” al 2,3% nel 2025.
La storia ci insegna che la battaglia è “vinta” nel momento in cui i tassi si trovano oltre il livello dell’inflazione: stando così le cose, pertanto, ovvio che si debba proseguire. A meno che…a meno che, appunto, il livello dei prezzi scenda in maniera rapida e, soprattutto, non abbia poi “colpi di coda”, posizionandosi stabilmente sotto quel tetto. Diventa perciò importante, come ribadito dalla Lagarde, osservare mese per mese come andranno le cose. Da qui la quasi certezza che, il prossimo mese, ci sarà un altro “gradino”: si arriverebbe, così, al 4,25%. Se l’inflazione dovesse tendere verso il 5% (il 5,1% è il livello medio per l’anno in corso), ci si avvicinerebbe ulteriormente al punto di “incrocio” e a quello che potrebbe essere il “tasso terminale”.
Non vanno dimenticati, peraltro, anche altri dati, fondamentali per definire le politiche monetarie delle Banche Centrali.
Mentre alcuni di questi hanno una valenza che può sembrare positiva (per es, l’occupazione, che nei primi 3 mesi dell’anno, in Europa, ha avuto un incremento pari ad oltre 1 milione di posti di lavoro), altri non sono così convincenti. La produttività, per esempio, è in calo (componente senz’altro influenzata dall’andamento dell’occupazione) e il PIL, di certo il “maggior osservato”, non cresce con la forza sperata: + 0,9% quest’anno, 1,5% l’anno prossimo, 1,6% nel 2025. Di contro, per il momento i salari e gli stipendi non danno segnali di surriscaldamento, non avendo subito spirali di crescita fuori controllo, che trasferirebbero sui prezzi aumenti poi praticamente impossibili da debellare (un po’ come successo negli anni 70) e che andrebbero a “depotenziare” notevolmente il rigore messo in atto a più riprese in questi mesi.
L’impressione è che la Lagarde abbia voluto lanciare ai mercati un messaggio piuttosto chiaro: “no panic”, la BCE è in pieno controllo e si muove in maniera seguendo una linea ben definita, avendo ben chiara la situazione.
E i mercati, a vedere le prime reazioni, sembrano credere in questa rappresentazione.
In Europa ieri, come da “manuale”, ieri sono scesi (peraltro in maniera assolutamente controllata), ma questa mattina i futures danno segnali piuttosto rassicuranti, prefigurando rialzi superiori allo 0,20%.
Wall Street, da parte sua, ieri sera ha chiuso vicino ai massimi di giornata, con rialzi intorno all’1,20%. Lo S&P 500 ha superato i 4.400 punti, portandosi ai massimi dall’aprile 2022; stessa sorte per il Nasdaq, in crescita dell’1,20%.
Tutti positivi, questa mattina, gli indici asiatici: si va dal + 0,72% del Nikkei a Tokyo , alla decima settimana consecutiva di rialzo, al + 0,61% di Shanghai (da segnalare il nuovo intervento della Banca Centrale cinese, che questa volta ha ridotto il costo dei prestiti a medio temine, portandoli al 2,65% dal 2,75%), per arrivare al + 1,39% dell’Hang Seng di Hong Kong. Complessivamente l’indice MSCI-Pacific è cresciuto, nella settimana, del 2,5%, facendo segnare la miglior performance da inizio anno.
Futures, come detto, positivi in Europa, mentre a Wall Street si mantengono, per il momento, sulla parità.
Si riprende il petrolio, con il WTI che si porta sopra i $ 71 (71,02).
In rialzo anche il gas naturale Usa, a $ 2,57 (+ 1,30%).
Nuovo forte aumento per il gas europeo allo snodo di Amsterdam, vicinissimo ai 40€ per megawattora.
Oro a $ 1.975.
Spread sotto i 158 bp, nuovo minimo da aprile 2022, con il BTP in area 4,10%.
Bund al 2,50%.
Treasury al 3,73% dal 3,82% del giorno precedente.
Forte apprezzamento dell’€, che si porta ad un passo dall’1,10 vso il $ (1,0961).
Bitcoin in forte apprezzamento, a $ 25.591.
Ps: che Beyoncè sia una delle donne più influenti al mondo potevamo immaginarlo, soprattutto dopo che ad inizio anno, per soli 65’ di concerto a Dubai, aveva incassato qualcosa come $ 24 ML. Ma che potesse avere un impatto anche sull’inflazione va oltre qualsiasi immaginazione. Eppure, a quanto pare, è così, almeno stando a quanto è successo in Svezia, da dove è partito il suo tour mondiale. A causa dell’enorme afflusso di persone a Stoccolma, i prezzi hanno avuto una crescita che ha spiazzato tutti, provocando un rallentamento nella discesa dell’inflazione del Paese nordico, in calo solo dello 0,2% anziché del previsto 0,4%. E meno male che la cantante americana non rientra nel “paniere dei prezzi”.